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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 85
 
originale
 
85 Sortes restant et Chaldaei, ut ad vates veniamus et ad somnia. Dicendum igitur putas de sortibus? Quid enim sors est? Idem prope modum quod micare, quod talos iacere, quod tesseras, quibus in rebus temeritas et casus, non ratio nec consilium valet. Tota res est inventa fallaciis aut ad quaestum aut ad superstitionem aut ad errorem. Atque ut in haruspicina fecimus, sic videamus clarissumarum sortium quae tradatur inventio. Numerium Suffustium Praenestinorum monumenta declarant, honestum hominem et nobilem, somniis crebris, ad extremum etiam minacibus cum iuberetur certo in loco silicem caedere, perterritum visis, inridentibus suis civibus id agere coepisse; itaque perfracto saxo sortis erupisse in robore insculptas priscarum litterarum notis. Is est hodie locus saeptus religiose propter Iovis pueri, qui lactens, cum Iunone Fortunae in gremio sedens, mammam adpetens, castissime colitur a matribus.
 
traduzione
 
85 Rimangono ancora le sorti e i Caldei, per passare poi ai profeti invasati e ai sogni. Credi dunque che ci si debba soffermare sulle sorti? Che cos'? una sorte? ? press'a poco lo stesso che giocare alla morra, ai dadi, alle "tessere": cose nelle quali vale l'azzardo e il caso, non il ragionamento o la riflessione. Tutta questa faccenda ? un'invenzione ingannatrice, allo scopo di far quattrini o di fomentare la superstizione o di trarre in errore la gente. E, come abbiamo fatto a proposito dell'aruspicina, vediamo un po' la tradizione sull'origine delle sorti pi? famose. Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e bennato, ricev? in frequenti sogni, all'ultimo anche minacciosi, l'ordine di spaccare una roccia in una determinata localit?. Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero gi? delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica. Quel luogo ? oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, ? adorato con grande devozione dalle madri.
 

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